sabato 14 luglio 2018

17. Sessualità e illusioni di potere







Fin dall’infanzia i genitori cercano di “plasmare” i figli e con tale atteggiamento non favoriscono il loro sviluppo psicologico e l’espressione del loro potenziale personale. Utilizzando il ricatto affettivo e la costante affermazione di rigide dicotomie fra “giusto” e “sbagliato” o fra “noi” e “loro”, spingono i bambini e le bambine a distrarsi da ciò che pensano e sentono e a preoccuparsi di ciò che “dovrebbero” pensare e sentire. In questa situazione, per non affrontare il dolore del rifiuto, i bambini e le bambine cercano di rientrare in un modello ideale grazie al quale si illudono di esercitare il potere di farsi amare.
In un mondo di adulti che sono stati bambini rifiutati e che continuano a dissociarsi dai loro vissuti dolorosi, gli obiettivi personali spesso risultano assenti o quasi assenti e l’intero progetto di vita si riassume in un costante e inutile tentativo di rientrare in modelli ideali socialmente approvati. Il rigido adeguamento ai modelli ideali caratterizza il tempo dedicato al lavoro, il tempo dedicato alle relazioni sociali ed il tempo dedicato alle relazioni intime. Nella sessualità i modelli sono, purtroppo, tanto “invadenti” da ridurre notevolmente il piacere dell’intimità. Non solo i tradizionali modelli “etici” riducono la sessualità ad un elenco di cose da non fare e a pochi rituali consentiti o addirittura imposti (come il “dovere coniugale”), ma anche i modelli “anticonformisti” impoveriscono la sessualità come quelli “etici” tradizionali. In realtà, le persone non hanno bisogno di modelli sessuali e relazionali, ma della libertà interiore di vivere a modo proprio.
E’ importante comprendere la sessualità e l’intimità prescindendo da qualsiasi aspirazione infantile a giustificare la propria sessualità. Una donna che non raggiunge l’orgasmo genitale non ha alcuna reale esigenza di teorizzare il primato della clitoride, come non ha alcun motivo di sentirsi “in difetto” se comunque fa sesso con piacere e con gioia. A volte le donne scoprono l’orgasmo vaginale (anche senza l’ausilio di sessuologi) e in tali casi, con il loro partner, dilatano il piacere che già sperimentavano senza con ciò diventare più “accettabili”. Le donne o gli uomini che in una relazione (o in più relazioni) si sforzano di migliorare le loro “prestazioni” in realtà non migliorano nulla, proprio perché perseguono l’obiettivo di “meritare qualcosa” e non quello di “spassarsela” e di realizzare tutta l’intimità possibile. La disponibilità a “lasciarsi andare” cresce con la ricerca del contatto, della sintonia, della complicità e non con lo sforzo di “fare meglio” o di “fare di più”.
Anche se è molto utile comprendere le caratteristiche di un’espressione compiuta delle potenzialità personali nelle relazioni sessuali, ciò non ha nulla a che fare con l’affermazione di modelli ideali. La vita delle persone è più grande delle illusioni di accettazione dei bambini maltrattati e divenuti adulti. Vi sono comportamenti sessuali che in qualche misura limitano l’espressione delle potenzialità individuali, ma non disturbano significativamente la piacevolezza della relazione sessuale e la realizzazione dell’intimità. In tali casi, le preoccupazioni sono fuori luogo. Se una persona avanza nei confronti di sé o del/della partner delle pretese (sia censorie/moralistiche, sia relative ad una “maggior libertà”) giustificate in base ad un modello, anziché favorire una piacevole intimità, dimostra di non cercare alcuna reale intimità.
Anche nei casi in cui le potenzialità personali sono realmente bloccate o significativamente limitate e creano delle evidenti frustrazioni, non è ragionevole uno “sforzo” volto a modificare il “risultato”. Sia gli sforzi “casuali” (in genere inutili o controproducenti) delle persone “in difficoltà”, sia quelli programmati con la complicità di sessuologi o psicoterapeuti implicano un disinteresse per il vero problema: chi si sforza di “migliorare” il livello delle “prestazioni” ha in mente l’obiettivo di ottenere un certo tipo di approvazione/accettazione e non ha un reale interesse né per il proprio piacere, né per la realizzazione di una maggiore intimità con il/la partner. Solo le lacrime, anche condivise con il/la partner, rendono possibile la richiesta (non la “conquista”) di un abbraccio e creano quella tenerezza che libera gli ormoni dalla loro gabbia. Il resto avviene “inevitabilmente”, dato che da millenni anche gli esseri umani più stupidi sono in grado di fare sesso.
Forse il resoconto di una seduta chiarirà quanto possa essere sottile la tendenza ad inseguire modelli nelle relazioni sessuali. Un cliente che non vedevo da anni e che chiamerò Sandro, mi telefona per fissare un appuntamento. Nell’incontro abbiamo modo di vedere che il lavoro svolto in passato si era consolidato in un dialogo interno costante e rispettoso, ma che Sandro, in una situazione “critica”, del tutto nuova, aveva interrotto tale dialogo per aggrapparsi ad un vecchio sogno e quindi ad un “modello”.
S. Ricordi come era iniziata la storia con Luisa, quando interrompemmo le sedute?
GF. Sì. Ricordo che c’erano delle sue chiusure, ma anche delle cose belle.
S. Già. Credo di aver trattato bene me e lei in questi anni e, infatti, mi sono davvero concesso di stare bene con lei, senza reagire con rabbia alle sue manifestazioni di oppositività, però, alla fine ho rinunciato. Non sono pentito di averci provato, ma ho capito che non c’era davvero spazio per me nella sua vita.
GF. Mi spiace. Se però non c’era spazio per te, hai almeno salvato la gioia e il dolore del tuo rapporto con lei?
S. Sì. Me ne sono andato senza fare la vittima e mi sono sentito in pace. Il problema è un altro: non mi innamoro più. Trovo solo donne intriganti come un mal di denti. Non riesco ad aver voglia di ricominciare un’impresa come quella vissuta con Luisa. Appena una donna si mette a fare la bambina o la maestra o la lottatrice o la saggia della montagna immagino altri anni dedicati a salvare il salvabile e a piangere per il resto. Mi passa la voglia prima che mi venga. Resta però il desiderio di un rapporto reale e condiviso. Ora mi trovo in una situazione imprevista: ho incontrato una donna con cui mi sento semplicemente bene.
GF. Allora è tutto a posto!
S. No. Non è a posto un cazzo! Ci siamo conosciuti in rete, mi sono precipitato da lei a Parigi e tutto è stato incredibilmente “semplice”. Resta il fatto che lei non si sente di spostarsi e io non posso davvero trasferirmi. Per me il trasferimento sarebbe un disastro economico, mentre per lei sarebbe solo un trasloco e quindi vorrei che fosse lei a spostarsi. Io posso provvedere a lei in Italia, e tra l’altro, lei potrebbe anche lavorare qui, perché parla molte lingue. Io in Francia potrei solo pulire i cessi.
GF. Allora perché resta là?
S. Non lo so proprio, ma c’è qualcosa che la blocca. Forse tu puoi capire l’intoppo, ma io non ci capisco nulla.
GF. E’ espansiva, affettuosa?
S. Sì, molto. E’ proprio spudorata e mi piace questa sua libertà.
GF. E’ spudorata solo nel sesso o anche nella manifestazione dei sentimenti?
S. Sento che mi vuole bene, ma non me lo dice mai. Le dico “ti amo” e mi risponde “anche io”, ma non dice mai quelle parole di sua iniziativa. Quando la guardo dritto negli occhi sfugge, come se fosse timida.
GF. Probabilmente lo è. E diventa sfuggente proprio quando non si sente “protetta” dalla sua “forza” erotica.
S. Il guaio è che proprio la mia “forza” vacilla.
GF. Cioè?
S. L’eccitazione è costante, l’erezione è perfetta e con lei mi sento libero di giocare e di essere dolce, ma nelle ultime occasioni non sono arrivato all’orgasmo. Ho “concluso” per sfinimento e non per il raggiungimento del piacere. Lei dice che non devo preoccuparmi, che stiamo bene e che tutto si aggiusterà, ma io mi preoccupo.
GF. Cosa è successo prima del tuo primo “ritardo”?
S. … Niente.
GF. Non ci credo.
S. Forse qualcosa mi sfugge, ma io sentivo che il nostro rapporto era così intenso che …
GF. Che?
S. Aspetta! Ho pensato … ho pensato che se fosse diventato ancora più intenso lei avrebbe superato le sue esitazioni.
GF. Hai cominciato ad immaginare il tuo desiderio (e l’espressione fisica di tale desiderio) come un mezzo per “travolgerla” e farla cambiare?
S. Non è possibile che abbia riattivato quel sogno idiota su cui abbiamo lavorato tanto! Questa volta ho fatto il sogno di una conquista erotica, mentre da bambino sognavo di conquistare tutti con altri mezzi e in seguito con i miei “impegni”.
GF. In passato, “impegnandoti” finivi solo per stancarti, arrabbiarti o sentirti trattato ingiustamente da persone “ingrate”, mentre ora, se “ti impegni” sessualmente per scopi diversi dal piacere, finisci per non lasciarti andare al piacere.
[Piange sommessamente, a lungo]
S. E se lei non molla?
GF. Dipende da lei, non da te. Tu puoi solo volerle bene e divertirti con lei. Puoi anche renderla felice di stare con te, ma non puoi cancellare le sue paure. Sta a lei decider se affrontare le sue paure.
S. Ho capito.
GF. Voi state bene assieme e vi volete anche bene, però lei ha “un amante” (il suo timore di “esporsi” sul piano emotivo) che la trattiene e tu ti sei appena fatto “un’amante” (la tua fantasia di “stupirla”) che ti trattiene, o almeno trattiene il tuo orgasmo. Hai interrotto la relazione erotica per mettere in pratica un modello ideale di seduzione erotica.
S. Io vorrei che almeno lei stesse davvero con me. Nessuno è stato davvero con me.
[Piange con lacrime e singhiozzi, fino a sentirsi più calmo e ad attenuare il “peso” sul cuore].
La sessualità di Sandro era libera ed era anche in armonia con i suoi sentimenti, ma era diventata un modello ideale da usare come una clava contro un “muro” che dopo anni di solitudine non voleva ritrovare. Che tuttavia era ancora là: il muro dei rifiuti degli altri. Non gli ho dovuto spiegare che forse è meglio stare con una donna sessualmente libera e innamorata, anche se limita i propri slanci affettivi (e rinvia un trasloco) piuttosto che stare con una donna sessualmente fredda e pronta a vivere con lui e a dargli quattro figli. Questa era la mia idea, ma non era compito mio comunicarla.
L’ambiente culturale in cui cresciamo è talmente intriso di pretese, ricatti e mode che persino il rispetto di sé, la spontaneità o la ricerca di una piacevole intimità possono diventare modelli di “autenticità”, di “libertà” e di “apertura”. Dai modelli si esce solo mettendo in discussione l’illusione di potere che li rende così attraenti: l’illusione di poter conquistare (rientrando in un modello) l’amore degli altri.
Gli esseri umani hanno un po’ di potere in vari ambiti: possono allenarsi e diventare più abili nello svolgimento di operazioni pratiche, ma non possono allenarsi e diventare più amabili perché sono amabili fin dall’inizio. Non possono nemmeno allenarsi e diventare amati perché l’amore dipende da chi ama e non è il premio ottenuto con un impegno. L’idea di poter meritare l’amore degli altri è stupida, ma viene in mente ai bambini: proprio nell’infanzia gli esseri umani rifiutati si convincono di avere quel potere, a dispetto di tutte le disconferme. Ad ogni fallimento pensano di non aver esercitato correttamente il loro potere o di non averlo esercitato con sufficiente perseveranza. Anche in seguito si aggrappano a quella convinzione. Se si illudono di avere il potere della bellezza cercano di strizzarsi tutti i brufoli o di vestirsi in modi strani. Se si illudono di avere il potere economico lavorano più del necessario o rubano o inventano il capitalismo. Se si illudono di avere il potere della forza fisica diventano atleti o assassini. Se si illudono di avere il potere dell’intelligenza studiano anche le cose meno interessanti, ma interessanti per gli altri. Se si illudono di ricevere il potere da un’autorità, finiscono per sottomettersi con entusiasmo a qualsiasi autorità, a costo di diventare complici di qualsiasi crimine sociale. Le illusioni difensive sono illusioni di potere A differenza di quelle che dipendono da un’informazione errata rassicurano sulla capacità di disporre di un potere inesistente: il potere di conquistare l’accettazione di persone indifferenti o rifiutanti.
Il rapporto fra il potere e la sessualità è abbastanza semplice se (e solo se) ci togliamo dalle spalle tutto ciò che abbiamo assorbito sulla virilità ideale, sulla femminilità ideale, sulla famiglia, sull’autostima, sul pudore e sulla trasgressione. In pratica, se ci sganciamo dalle ideologie, dalla sessuologia e dalle mode. Liberi da tali fardelli, imbrogli e pastoie possiamo dire che non esiste alcun rapporto fra potere e sessualità. La sessualità si riduce alla ricerca del contatto eccitante e pacificante con un’altra persona. La persona desiderata può tenerci a distanza, può toccarci con freddezza, può lasciarsi toccare per ingannarci e sfruttarci; può però anche toccarci e lasciarsi toccare per il semplice desiderio di farlo e può farlo con un po’ d’amore o con molto amore. La persona desiderata può fare ciò che vuole e noi possiamo solo chiedere, cercare e poi accettare ciò che ci viene comunque dato come un dono, oppure rinunciare alla relazione.
La sessualità è l’ambito del non potere e il non potere è scomodo. Nel sesso e nell’amore non siamo mai conquistatori, ma solo mendicanti. Non abbiamo nulla “da fare”, se non accettare ciò che gli altri possono e vogliono donarci. E’ orribile sentirsi mendicanti a venti o cinquant’anni dopo essere stati mendicanti ignorati o maltrattati a due o a cinque anni. Eppure il sesso non include il potere di cambiare una relazione intima, perché l’intimità dipende anche dall’altra persona. Ogni elemosina sarà la nostra ricchezza e ci renderà felici, rendendo felice anche la persona che è riuscita a vedere e ad amare la nostra povertà e la nostra bellezza. Possiamo desiderare moltissimo, molto o solo un po’, ma desideriamo in ogni caso qualcosa che presuppone la presenza di qualcuno che è “altro” da noi e su cui non abbiamo alcun potere. L’attesa è terribile, la speranza incerta, ma quando quello sguardo ci attraversa e ci rende un oggetto desiderato, possiamo, con sincera umiltà, lasciarci andare alla dolcezza di tale tempesta amica.
La sessualità diventa l’occasione per l’esercizio di un potere (immaginario) soprattutto quando è vissuta come mezzo per la conquista di una “fusione rassicurante” (quella necessaria ai bambini e possibile, a volte, solo ai bambini). Anche chi tende ad “accontentarsi di poco” (di qualche avventura o di una relazione noiosa) esercita un potere immaginario: quello dell’assoluta autonomia che non appartiene però agli esseri umani. Tutto il territorio delle vicende “sentimentali” complicate è infestato da mostri che non potrebbero sopravvivere in un territorio realmente occupato dal desiderio sessuale e dal desiderio di intimità. Mostri come la gelosia e l’infedeltà, la prepotenza e la sottomissione, l’euforia e la delusione non hanno a che fare con la sessualità, ma solo con l’illusione di realizzare i sogni dell’infanzia. Paradossalmente, proprio il (falso) bisogno di dimostrare la propria “potenza” sessuale rende a volte possibile la cosiddetta “impotenza sessuale” maschile e femminile. Il fatto che tale confusione fra potere e desiderio sia inconscia, conduce al desiderio di mantenere in piedi l’inganno costringendo gli organi genitali a fare “il loro dovere”. Da qui sorge la ricerca di “terapie”. La “somministrazione” di “rivitalizzanti” farmacologici, di rassicurazioni o di tecniche di rilassamento, costituisce oggettivamente una collusione con l’esigenza difensiva di usare strumentalmente la sessualità per mantenere delle illusioni. Le risposte ufficiali delle varie scuole psicoterapeutiche a chi desidera eliminare un “sintomo sessuale” senza perdere le proprie illusioni, trascurano il fatto che l’unico sintomo che meriterebbe di essere analizzato (non “curato”) è quello costituito proprio da tale richiesta. Essa può essere formulata in questi termini: “aiutami a mentire in modi più convincenti”. Se le terapie funzionano ristabiliscono l’illusione di un potere che non c’è e se non funzionano rafforzano l’angoscia della ricerca di tale potere. Solo la gratitudine per il piccolo o il grande amore ricevuto e per l’invito al contatto fisico ci consente di fare sesso e di fare l’amore “a modo nostro”, cioè come piace a noi ed anche al/alla partner.
La radicata ricerca di un potere illusorio sul/sulla partner ha conseguenze notevoli sul modo in cui normalmente si concepiscono e si vivono le relazioni di coppia. Se le persone cercano il piacere e l’intimità e se incontrano una persona con cui il desiderio sessuale è soddisfatto e l’intimità è possibile, non hanno motivi razionali per imporsi dei modelli. Di fatto ciò normalmente non accade perché le persone sono interessate soprattutto a mantenersi dissociate dal dolore e quindi tendono a mantenere relazioni poco erotiche e poco intime oppure ad attivare una conflittualità irrazionale.
Anche la realizzazione di una relazione di coppia comporta del dolore: comporta la sofferta attesa di un incontro davvero soddisfacente, l’accettazione dei limiti del/della partner, il dolore del graduale decadimento fisico dovuto all’invecchiamento e il dolore della inevitabile separazione dovuta alla morte. Normalmente, la relazione di coppia è idealizzata o svalutata e quindi non viene compresa. Le relazioni di coppia costituiscono molto spesso un sintomo non diagnosticato dagli specialisti della psiche e un inganno ritenuto eticamente accettabile dai moralisti. E’ però indiscutibile la frequenza delle svalutazioni o dei litigi nelle relazioni di coppia. Questi gravissimi atteggiamenti e comportamenti, se non sfociano in aperte violenze, sono minimizzati dai moralisti ed anche dagli psicoterapeuti che però diagnosticano e trattano con cura persino banali fobie. Nessun parroco o psicoterapeuta prenderebbe sul serio una persona che si considera colpevole o “nevrotica” per aver detto al/alla partner “Ma smettila!” oppure “Sei sempre il solito / la solita!”, ma, a mio parere queste “piccolezze” rivelano l’indisponibilità profonda a considerare “sacra” la persona “amata” e sono manifestazioni di profondi rifiuti. Inoltre nelle coppie in cui non sono frequenti i litigi, spesso la convivenza è quieta solo perché è “povera” e si riduce ad una sorta di complicità nelle abitudini.
Purtroppo, le persone normalmente tendono a manipolare il/la partner, ad alimentare illusioni, a sentire poca compassione per sé e per il/la partner, a provare poca passione sul piano affettivo ed erotico, ad ingannarsi, a mentire e ad agire distruttivamente. Le frequenti frustrazioni sono poi fraintese (in termini moralistici o ideologici) da chi vuole attivare ulteriori reazioni difensive, come il distacco, le pretese, le svalutazioni, le varie forme di vittimismo, le vendette e le separazioni attuate con ostilità. Ciò si verifica anche se le relazioni di coppia costituiscono (almeno potenzialmente) un ambito privilegiato della dimensione emotiva e del progetto di vita delle persone adulte.
Io non ho, ovviamente, alcuna idea di come una relazione di coppia “debba” essere e non ho nemmeno alcuna intenzione di generalizzare le mie preferenze personali. Posso solo sottolineare che una relazione di coppia può ragionevolmente essere definita tale solo se presuppone una forte attrazione sessuale ed un intenso desiderio di intimità, perché in assenza di questi aspetti, la relazione è definibile ragionevolmente come una relazione d’amicizia o come una piacevole “avventura”. In una relazione di coppia non è essenziale la convivenza (peraltro comoda) o la disponibilità ad avere figli (comunque facilmente comprensibile). Trovo quasi scontato che un’intensa relazione sia esclusiva e quindi renda la “infedeltà” inconcepibile più che “da evitare”, ma penso pure che in situazioni molto particolari siano possibili delle “complicazioni”. Credo che in una relazione abbiano un certo peso le affinità, ma so bene che una forte intimità è compatibile con modi molto diversi di strutturare il tempo e con convinzioni diverse anche su questioni importanti. Credo, in altre parole, che non ci siano ragioni per delineare un modello “ideale” di relazione di coppia, perché la vita delle persone è complessa ed è reale, non “ideale”. Ciò che non può ragionevolmente rientrare  in una relazione di coppia è solo la tendenza ad ostacolare il piacere sessuale e l’intimità.
Nella relazione di coppia, l’intimità sessuale e affettiva crea una comune forte intenzione di procedere nella vita assieme e ciò facilita una visione “privilegiata” del “mondo” del/della partner e quindi un certo tipo di “trascendenza” dal proprio “mondo”. In tale avventura, i progetti esistenziali vengono in qualche modo ad affiancarsi armoniosamente, dando vita ad un progetto esistenziale condiviso. Il/la partner e la relazione con tale persona diventano quindi parte essenziale del progetto esistenziale personale. Tale “avvicinamento” è un fatto e non un dovere, nel senso che si verifica inevitabilmente se si realizza una reale intimità. Purtroppo, le difese psicologiche sono centrate su timori e illusioni che contrastano la ricerca del piacere e dell’intimità.
I vari atteggiamenti difensivi (inconsci), disturbano o distruggono le relazioni di coppia limitando la compassione e la passione. Prese dalla loro paura di sentire “troppo” coinvolgimento, di ritrovare vissuti antichi dolorosi in un rapporto “troppo” intimo, o di rischiare rifiuti, le persone limitano la consapevolezza di ciò che sentono, tengono ad una certa distanza il/la partner o attuano rifiuti gratuiti prima di poter subire rifiuti. Quando una persona ha un progetto di vita che non include il/la partner come elemento essenziale, la relazione di coppia è sabotata almeno da quella persona. Sottolineo che il sabotaggio è dovuto almeno ad una persona perché molto spesso entrambe le persone hanno progetti di vita nei quali la relazione è marginale e in cui il/la partner è semplicemente un oggetto con un ruolo ben definito in un progetto che non è quello dichiaratamente condiviso. E’ chiaro, ad esempio, che quando una persona sente il “bisogno” di avere figli per “realizzarsi”, ha un progetto di vita molto diverso da chi desidera intensamente condividere con quel/quella partner molte esperienze ed anche l’esperienza di veder crescere dei figli. Nel primo caso non c’è alcun progetto di coppia perché l’altra persona costituisce solo un mezzo per realizzare una fantasia privata (e poco ragionevole). Sono moltissime le aspirazioni private che disturbano o devastano la relazione di coppia: il bisogno di “affermarsi”, di sentirsi “autonomi”, di sentirsi vittime, di trasformare i propri desideri in diritti e così via. In questi casi le persone cercano non tanto di avere il potere di “farsi amare”, ma di avere il potere di sedurre e utilizzare il/la partner per attuare private strategie difensive.
La facilità con cui le persone dichiarano di “amare” il/la partner (almeno nella fase iniziale del rapporto) è sconcertante, ma normalmente tale dichiarazione non ha nulla a che fare con la benevolenza per il/la partner (cioè il volere il suo bene). Tuttavia, non è così facile distinguere le persone “sincere” da quelle “manipolative”: a livelli decisamente bassi, cioè pratici (come ad esempio il classico “matrimonio di interesse”), la distinzione è semplice, ma ad altri livelli le cose si complicano. Infatti le più gravi (e convincenti) manipolazioni dei rapporti non sono attuate consapevolmente eseguendo freddi calcoli: il/la giovane che con il cuore che batte giura eterno amore, in genere è sincero/a perché crede davvero di provare sentimenti fortissimi e crede davvero che i sentimenti che prova siano realisticamente riconducibili al concetto di amore, anche se riflettono una semplice infatuazione o il sogno di conquistare qualche tipo di “sicurezza” che solo i bambini possono provare con i genitori. Poi, quando nella reale esperienza della convivenza, le diversità affiorano e risulta più “tangibile” che la persona “amata” è una persona reale e non un oggetto “nutriente”, il desiderio di intimità svanisce e viene rimpiazzato dal bisogno di manifestare accuse, pretese, ricatti, vendette. In questi casi, quindi, l’amore è davvero debole o assente e lo era anche all’inizio del rapporto. Ciò che però voglio sottolineare è la sincerità (soggettiva) delle dichiarazioni d’amore oggettivamente false: le persone in genere sono talmente prese dalla loro fame che credono davvero che l’amore sia una fame particolarmente intensa. Le persone, proprio per la loro “fame antica”, non immaginano nemmeno che l’intimità adulta possa avere a che fare con il piacere di costruire armonia e non con il piacere di essere “rassicurati” o liberati dalla solitudine.
In ultima analisi, i progetti individuali che disturbano le relazioni di coppia sono difensivi e quindi inconsci e “antichi”. I progetti difensivi sono molto articolati e complessi e travolgono le relazioni di coppia, creando sofferenze “inutili” nelle persone “amate”. Queste, a loro volta, per i propri progetti difensivi, non hanno alcuna voglia di accettare di essersi illuse e di trovarsi “impantanate” (per una propria responsabilità) in una vita che non corrisponde a quella sognata, magari dopo aver preso impegni economici che da single non avrebbero preso e dopo aver messo al mondo dei figli che da single non avrebbero voluto. Non essendo disponibili ad accettare questo dolore reale ed attuale (e nemmeno quello antico mai accettato), facilmente aggiungono alle difese del/della partner “deludente” le proprie difese giustificate da una lettura distorta, vittimistica o moralistica dell’intera situazione o distorta da un (irreale) bisogno di “liberarsi” dalla situazione. Purtroppo, i bambini si difendono psicologicamente usando le loro modeste risorse e creando agli altri piccole sofferenze, mentre i bambini già cresciuti usano armi micidiali (la seduzione sessuale, le parole d’amore, le promesse, le vendette tangibili e anche violente) e producono effetti devastanti.
La cosa bizzarra è che certi studiosi un po’ ossessivi riescono a calcolare quanto incidano sul bilancio dello Stato piccoli eventi come i tumori ai polmoni causati dalle sigarette o gli incidenti stradali o il consumo di droghe più o meno “pesanti”, mentre non hanno la più pallida idea di quanto possa incidere sul bilancio dello Stato quella “guerra” generata dai rapporti di coppia basati su illusioni di potere. Tra l’altro non pensano agli effetti a cascata, in tutti gli ambiti della società, di tale disastro. La sofferenza creata dallo stravolgimento della sessualità nelle relazioni di coppia danneggia sia gli adulti coinvolti (che reagiscono con difese distruttive), sia i figli (costretti ad attivare difese distruttive nuove di zecca). Ovviamente, i danni maggiori non riguardano i bilanci degli Stati o la salute dei cittadini, ma la qualità della vita di tutti gli esseri umani e le modalità con cui viene organizzata l’intera convivenza sociale sul pianeta.
Un filo prezioso e delicatissimo collega il dialogo interno, il desiderio sessuale, l’intimità, l’amicizia, la partecipazione alla vita sociale e tale filo, se non viene spezzato, è “colorato” dalla consapevolezza e dall’accettazione del dolore che accompagna sempre l’esistenza umana e dalla gioia e dalla felicità che le persone possono sperimentare se (e solo se) si permettono di sentire tutto. Senza condizioni. E senza illusioni di potere.