Fin dall’infanzia i genitori cercano di “plasmare” i
figli e con tale atteggiamento non favoriscono il loro sviluppo psicologico e
l’espressione del loro potenziale personale. Utilizzando il ricatto affettivo e
la costante affermazione di rigide dicotomie fra “giusto” e “sbagliato” o fra
“noi” e “loro”, spingono i bambini e le bambine a distrarsi da ciò che pensano
e sentono e a preoccuparsi di ciò che “dovrebbero” pensare e sentire. In questa
situazione, per non affrontare il dolore del rifiuto, i bambini e le bambine cercano di rientrare in
un modello ideale grazie al quale si illudono di esercitare il potere di farsi amare.
In un mondo di adulti che sono stati bambini
rifiutati e che continuano a dissociarsi dai loro vissuti dolorosi, gli obiettivi personali spesso risultano
assenti o quasi assenti e l’intero progetto di vita si riassume in un costante
e inutile tentativo di rientrare in modelli
ideali socialmente approvati. Il rigido adeguamento ai modelli ideali
caratterizza il tempo dedicato al lavoro, il tempo dedicato alle relazioni
sociali ed il tempo dedicato alle relazioni intime. Nella sessualità i modelli
sono, purtroppo, tanto “invadenti” da ridurre notevolmente il piacere
dell’intimità. Non solo i tradizionali modelli “etici” riducono la sessualità
ad un elenco di cose da non fare e a
pochi rituali consentiti o addirittura imposti (come il “dovere coniugale”), ma
anche i modelli “anticonformisti” impoveriscono la sessualità come quelli
“etici” tradizionali. In realtà, le persone non hanno bisogno di modelli sessuali e relazionali, ma della
libertà interiore di vivere a modo proprio.
E’ importante comprendere la sessualità e l’intimità
prescindendo da qualsiasi aspirazione infantile a giustificare la propria sessualità. Una donna che non
raggiunge l’orgasmo genitale non ha alcuna reale esigenza di teorizzare il
primato della clitoride, come non ha alcun motivo di sentirsi “in difetto” se comunque fa sesso con piacere e con gioia. A
volte le donne scoprono l’orgasmo vaginale (anche senza l’ausilio di
sessuologi) e in tali casi, con il loro partner, dilatano il piacere che già
sperimentavano senza con ciò diventare più “accettabili”. Le donne o gli uomini
che in una relazione (o in più relazioni) si sforzano di migliorare le loro
“prestazioni” in realtà non migliorano nulla, proprio perché perseguono
l’obiettivo di “meritare qualcosa” e non quello di “spassarsela” e di
realizzare tutta l’intimità possibile. La disponibilità a “lasciarsi andare”
cresce con la ricerca del contatto, della sintonia, della complicità e non con lo sforzo di “fare meglio” o di “fare di più”.
Anche se è molto utile comprendere le
caratteristiche di un’espressione compiuta delle potenzialità personali nelle
relazioni sessuali, ciò non ha nulla a che fare con l’affermazione di modelli
ideali. La vita delle persone è più grande delle illusioni di accettazione dei
bambini maltrattati e divenuti adulti. Vi sono comportamenti sessuali che in
qualche misura limitano l’espressione delle potenzialità individuali, ma non
disturbano significativamente la piacevolezza della relazione sessuale e la
realizzazione dell’intimità. In tali casi, le preoccupazioni sono fuori luogo.
Se una persona avanza nei confronti di sé o del/della partner delle pretese (sia censorie/moralistiche, sia
relative ad una “maggior libertà”) giustificate in base ad un modello, anziché
favorire una piacevole intimità, dimostra di non cercare alcuna reale intimità.
Anche nei casi in cui le potenzialità personali sono
realmente bloccate o significativamente limitate e creano delle evidenti
frustrazioni, non è ragionevole uno “sforzo” volto a modificare il “risultato”.
Sia gli sforzi “casuali” (in genere inutili o controproducenti) delle persone
“in difficoltà”, sia quelli programmati con la complicità di sessuologi o
psicoterapeuti implicano un disinteresse per il vero problema: chi si sforza di
“migliorare” il livello delle “prestazioni” ha in mente l’obiettivo di ottenere
un certo tipo di approvazione/accettazione e non ha un reale interesse né per
il proprio piacere, né per la realizzazione di una maggiore intimità con il/la
partner. Solo le lacrime, anche condivise con il/la partner, rendono possibile
la richiesta (non la “conquista”) di un abbraccio e creano quella tenerezza che
libera gli ormoni dalla loro gabbia. Il resto avviene “inevitabilmente”, dato
che da millenni anche gli esseri umani più stupidi sono in grado di fare sesso.
Forse il resoconto di una seduta chiarirà quanto
possa essere sottile la tendenza ad inseguire modelli nelle relazioni sessuali.
Un cliente che non vedevo da anni e che chiamerò Sandro, mi telefona per
fissare un appuntamento. Nell’incontro abbiamo modo di vedere che il lavoro
svolto in passato si era consolidato in un dialogo interno costante e
rispettoso, ma che Sandro, in una situazione “critica”, del tutto nuova, aveva
interrotto tale dialogo per aggrapparsi ad un vecchio sogno e quindi ad un
“modello”.
S. Ricordi come era iniziata la storia con Luisa,
quando interrompemmo le sedute?
GF. Sì. Ricordo che c’erano delle sue chiusure, ma
anche delle cose belle.
S. Già. Credo di aver trattato bene me e lei in
questi anni e, infatti, mi sono davvero concesso di stare bene con lei, senza
reagire con rabbia alle sue manifestazioni di oppositività, però, alla fine ho
rinunciato. Non sono pentito di averci provato, ma ho capito che non c’era
davvero spazio per me nella sua vita.
GF. Mi spiace. Se però non c’era spazio per te, hai
almeno salvato la gioia e il dolore del tuo rapporto con lei?
S. Sì. Me ne sono andato senza fare la vittima e mi
sono sentito in pace. Il problema è un altro: non mi innamoro più. Trovo solo
donne intriganti come un mal di denti. Non riesco ad aver voglia di
ricominciare un’impresa come quella vissuta con Luisa. Appena una donna si
mette a fare la bambina o la maestra o la lottatrice o la saggia della montagna
immagino altri anni dedicati a salvare il salvabile e a piangere per il resto.
Mi passa la voglia prima che mi venga. Resta però il desiderio di un rapporto
reale e condiviso. Ora mi trovo in una situazione imprevista: ho incontrato una
donna con cui mi sento semplicemente bene.
GF. Allora è tutto a posto!
S. No. Non è a posto un cazzo! Ci siamo conosciuti
in rete, mi sono precipitato da lei a Parigi e tutto è stato incredibilmente
“semplice”. Resta il fatto che lei non si sente di spostarsi e io non posso
davvero trasferirmi. Per me il trasferimento sarebbe un disastro economico,
mentre per lei sarebbe solo un trasloco e quindi vorrei che fosse lei a
spostarsi. Io posso provvedere a lei in Italia, e tra l’altro, lei potrebbe
anche lavorare qui, perché parla molte lingue. Io in Francia potrei solo pulire
i cessi.
GF. Allora perché resta là?
S. Non lo so proprio, ma c’è qualcosa che la blocca.
Forse tu puoi capire l’intoppo, ma io non ci capisco nulla.
GF. E’ espansiva, affettuosa?
S. Sì, molto. E’ proprio spudorata e mi piace questa
sua libertà.
GF. E’ spudorata solo nel sesso o anche nella
manifestazione dei sentimenti?
S. Sento che mi vuole bene, ma non me lo dice mai.
Le dico “ti amo” e mi risponde “anche io”, ma non dice mai quelle parole di sua
iniziativa. Quando la guardo dritto negli occhi sfugge, come se fosse timida.
GF. Probabilmente lo è. E diventa sfuggente proprio
quando non si sente “protetta” dalla sua “forza” erotica.
S. Il guaio è che proprio la mia “forza” vacilla.
GF. Cioè?
S. L’eccitazione è costante, l’erezione è perfetta e
con lei mi sento libero di giocare e di essere dolce, ma nelle ultime occasioni
non sono arrivato all’orgasmo. Ho “concluso” per sfinimento e non per il
raggiungimento del piacere. Lei dice che non devo preoccuparmi, che stiamo bene
e che tutto si aggiusterà, ma io mi preoccupo.
GF. Cosa è successo prima del tuo primo “ritardo”?
S. … Niente.
GF. Non ci credo.
S. Forse qualcosa mi sfugge, ma io sentivo che il
nostro rapporto era così intenso che …
GF. Che?
S. Aspetta! Ho pensato … ho pensato che se fosse
diventato ancora più intenso lei avrebbe superato le sue esitazioni.
GF. Hai cominciato ad immaginare il tuo desiderio (e
l’espressione fisica di tale desiderio) come un mezzo per “travolgerla” e farla cambiare?
S. Non è possibile che abbia riattivato quel sogno
idiota su cui abbiamo lavorato tanto! Questa volta ho fatto il sogno di una
conquista erotica, mentre da bambino sognavo di conquistare tutti con altri
mezzi e in seguito con i miei “impegni”.
GF. In passato, “impegnandoti” finivi solo per
stancarti, arrabbiarti o sentirti trattato ingiustamente da persone “ingrate”,
mentre ora, se “ti impegni” sessualmente per scopi diversi dal piacere, finisci
per non lasciarti andare al piacere.
[Piange sommessamente, a lungo]
S. E se lei non molla?
GF. Dipende da lei, non da te. Tu puoi solo volerle
bene e divertirti con lei. Puoi anche renderla felice di stare con te, ma non
puoi cancellare le sue paure. Sta a lei decider se affrontare le sue paure.
S. Ho capito.
GF. Voi state bene assieme e vi volete anche bene,
però lei ha “un amante” (il suo timore di “esporsi” sul piano emotivo) che la
trattiene e tu ti sei appena fatto “un’amante” (la tua fantasia di “stupirla”)
che ti trattiene, o almeno trattiene il tuo orgasmo. Hai interrotto la
relazione erotica per mettere in pratica un modello ideale di seduzione
erotica.
S. Io vorrei che almeno
lei stesse davvero con me. Nessuno è stato davvero con me.
[Piange con lacrime e singhiozzi, fino a sentirsi
più calmo e ad attenuare il “peso” sul cuore].
La sessualità di Sandro era libera ed era anche in
armonia con i suoi sentimenti, ma era diventata un modello ideale da usare come
una clava contro un “muro” che dopo anni di solitudine non voleva ritrovare.
Che tuttavia era ancora là: il muro dei rifiuti degli altri. Non gli ho dovuto
spiegare che forse è meglio stare con una donna sessualmente libera e
innamorata, anche se limita i propri slanci affettivi (e rinvia un trasloco)
piuttosto che stare con una donna sessualmente fredda e pronta a vivere con lui
e a dargli quattro figli. Questa era la mia idea, ma non era compito mio
comunicarla.
L’ambiente culturale in cui cresciamo è talmente
intriso di pretese, ricatti e mode che persino
il rispetto di sé, la spontaneità o la ricerca di una piacevole intimità
possono diventare modelli di “autenticità”, di “libertà” e di “apertura”. Dai
modelli si esce solo mettendo in discussione l’illusione di potere che li rende
così attraenti: l’illusione di poter conquistare (rientrando in un modello)
l’amore degli altri.
Gli
esseri umani hanno un po’ di potere in vari ambiti: possono allenarsi e
diventare più abili nello svolgimento di operazioni pratiche, ma non possono allenarsi
e diventare più amabili perché sono
amabili fin dall’inizio. Non possono nemmeno allenarsi e diventare amati perché l’amore dipende da chi ama
e non è il premio ottenuto con un impegno. L’idea di poter meritare l’amore
degli altri è stupida, ma viene in mente ai bambini: proprio nell’infanzia gli
esseri umani rifiutati si convincono di avere quel potere, a dispetto di tutte
le disconferme. Ad ogni fallimento pensano di non aver esercitato correttamente
il loro potere o di non averlo esercitato con sufficiente perseveranza. Anche in seguito si aggrappano a quella convinzione. Se si
illudono di avere il potere della bellezza cercano di strizzarsi tutti i
brufoli o di vestirsi in modi strani. Se si illudono di avere il potere
economico lavorano più del necessario o rubano o inventano il capitalismo. Se
si illudono di avere il potere della forza fisica diventano atleti o assassini.
Se si illudono di avere il potere dell’intelligenza studiano anche le cose meno
interessanti, ma interessanti per gli altri. Se si illudono di ricevere il
potere da un’autorità, finiscono per sottomettersi con entusiasmo a qualsiasi
autorità, a costo di diventare complici di qualsiasi crimine sociale. Le
illusioni difensive sono illusioni di potere A differenza di quelle che
dipendono da un’informazione errata rassicurano sulla capacità di disporre di
un potere inesistente: il potere di conquistare l’accettazione di persone
indifferenti o rifiutanti.
Il rapporto fra
il potere e la sessualità è abbastanza semplice se (e solo se) ci togliamo dalle spalle tutto ciò che abbiamo
assorbito sulla virilità ideale, sulla femminilità ideale, sulla famiglia,
sull’autostima, sul pudore e sulla trasgressione. In pratica, se ci sganciamo
dalle ideologie, dalla sessuologia e dalle mode. Liberi da tali fardelli,
imbrogli e pastoie possiamo dire che non esiste alcun rapporto fra potere e
sessualità. La sessualità si riduce alla ricerca del contatto eccitante e
pacificante con un’altra persona. La persona desiderata può tenerci a distanza,
può toccarci con freddezza, può lasciarsi toccare per ingannarci e sfruttarci;
può però anche toccarci e lasciarsi toccare per il semplice desiderio di farlo
e può farlo con un po’ d’amore o con molto amore. La persona desiderata può
fare ciò che vuole e noi possiamo solo chiedere, cercare e poi accettare ciò
che ci viene comunque dato come un dono, oppure rinunciare alla relazione.
La
sessualità è l’ambito del non potere e il non potere è scomodo. Nel sesso e
nell’amore non siamo mai conquistatori, ma solo mendicanti. Non abbiamo nulla
“da fare”, se non accettare ciò che gli altri possono e vogliono donarci. E’
orribile sentirsi mendicanti a venti o cinquant’anni dopo essere stati
mendicanti ignorati o maltrattati a due o a cinque anni. Eppure il sesso non
include il potere di cambiare una
relazione intima, perché l’intimità dipende anche dall’altra persona. Ogni
elemosina sarà la nostra ricchezza e ci renderà felici, rendendo felice anche
la persona che è riuscita a vedere e ad amare la nostra povertà e la nostra
bellezza. Possiamo desiderare moltissimo, molto o solo un po’, ma desideriamo
in ogni caso qualcosa che presuppone
la presenza di qualcuno che è “altro”
da noi e su cui non abbiamo alcun potere. L’attesa è terribile, la speranza
incerta, ma quando quello sguardo ci attraversa e ci rende un oggetto
desiderato, possiamo, con sincera umiltà, lasciarci andare alla dolcezza di
tale tempesta amica.
La
sessualità diventa l’occasione per l’esercizio di un potere (immaginario) soprattutto
quando è vissuta come mezzo per la conquista di una “fusione rassicurante”
(quella necessaria ai bambini e possibile, a volte, solo ai bambini). Anche chi
tende ad “accontentarsi di poco” (di qualche avventura o di una relazione
noiosa) esercita un potere immaginario: quello dell’assoluta autonomia che non
appartiene però agli esseri umani. Tutto il territorio delle vicende
“sentimentali” complicate è infestato da mostri che non potrebbero sopravvivere
in un territorio realmente occupato dal desiderio sessuale e dal desiderio di
intimità. Mostri come la gelosia e l’infedeltà, la prepotenza e la
sottomissione, l’euforia e la delusione non hanno a che fare con la sessualità,
ma solo con l’illusione di realizzare i sogni dell’infanzia. Paradossalmente,
proprio il (falso) bisogno di dimostrare la propria “potenza” sessuale rende a
volte possibile la cosiddetta “impotenza sessuale” maschile e femminile. Il
fatto che tale confusione fra potere e desiderio sia inconscia, conduce al
desiderio di mantenere in piedi l’inganno costringendo gli organi genitali a
fare “il loro dovere”. Da qui sorge la ricerca di “terapie”. La
“somministrazione” di “rivitalizzanti” farmacologici, di rassicurazioni o di
tecniche di rilassamento, costituisce oggettivamente una collusione con l’esigenza difensiva di usare strumentalmente la
sessualità per mantenere delle illusioni. Le risposte ufficiali delle varie
scuole psicoterapeutiche a chi desidera eliminare un “sintomo sessuale” senza
perdere le proprie illusioni, trascurano il fatto che l’unico sintomo che
meriterebbe di essere analizzato (non “curato”) è quello costituito proprio da
tale richiesta. Essa può essere formulata in questi termini: “aiutami a mentire
in modi più convincenti”. Se le terapie funzionano ristabiliscono l’illusione
di un potere che non c’è e se non funzionano rafforzano l’angoscia della
ricerca di tale potere. Solo la gratitudine per il piccolo o il grande amore
ricevuto e per l’invito al contatto fisico ci consente di fare sesso e di fare
l’amore “a modo nostro”, cioè come piace a noi ed anche al/alla partner.
La radicata ricerca di un potere illusorio sul/sulla
partner ha conseguenze notevoli sul modo in cui normalmente si concepiscono e
si vivono le relazioni di coppia. Se le persone cercano il piacere e
l’intimità e se incontrano una persona con cui il desiderio sessuale è
soddisfatto e l’intimità è possibile, non hanno motivi razionali per imporsi
dei modelli. Di fatto ciò normalmente non accade perché le persone sono
interessate soprattutto a mantenersi dissociate dal dolore e quindi tendono a
mantenere relazioni poco erotiche e poco intime oppure ad attivare una
conflittualità irrazionale.
Anche
la realizzazione di una relazione di coppia comporta del dolore: comporta la
sofferta attesa di un incontro davvero soddisfacente, l’accettazione dei limiti
del/della partner, il dolore del graduale decadimento fisico dovuto
all’invecchiamento e il dolore della inevitabile separazione dovuta alla morte.
Normalmente, la relazione di coppia è idealizzata o svalutata e quindi non
viene compresa. Le relazioni di coppia costituiscono molto spesso un sintomo
non diagnosticato dagli specialisti della psiche e un inganno ritenuto
eticamente accettabile dai moralisti. E’ però indiscutibile la frequenza delle
svalutazioni o dei litigi nelle relazioni di coppia. Questi gravissimi atteggiamenti
e comportamenti, se non sfociano in aperte violenze, sono minimizzati dai
moralisti ed anche dagli psicoterapeuti che però diagnosticano e trattano con
cura persino banali fobie. Nessun parroco o psicoterapeuta prenderebbe sul
serio una persona che si considera colpevole o “nevrotica” per aver detto
al/alla partner “Ma smettila!” oppure “Sei sempre il solito / la solita!”, ma,
a mio parere queste “piccolezze” rivelano l’indisponibilità profonda a
considerare “sacra” la persona “amata” e sono manifestazioni di profondi
rifiuti. Inoltre nelle coppie in cui non sono frequenti i litigi, spesso la
convivenza è quieta solo perché è “povera” e si riduce ad una sorta di
complicità nelle abitudini.
Purtroppo,
le persone normalmente tendono a manipolare il/la partner, ad alimentare
illusioni, a sentire poca compassione per sé e per il/la partner, a provare
poca passione sul piano affettivo ed erotico, ad ingannarsi, a mentire e ad
agire distruttivamente. Le frequenti frustrazioni sono poi fraintese (in
termini moralistici o ideologici) da chi vuole attivare ulteriori reazioni
difensive, come il distacco, le pretese, le svalutazioni, le varie forme di
vittimismo, le vendette e le separazioni attuate con ostilità. Ciò si verifica anche se le relazioni di
coppia costituiscono (almeno potenzialmente) un ambito privilegiato della
dimensione emotiva e del progetto di vita delle persone adulte.
Io
non ho, ovviamente, alcuna idea di come una relazione di coppia “debba” essere
e non ho nemmeno alcuna intenzione di generalizzare le mie preferenze
personali. Posso solo sottolineare che una relazione di coppia può
ragionevolmente essere definita tale
solo se presuppone una forte attrazione sessuale ed un intenso desiderio di
intimità, perché in assenza di questi aspetti, la relazione è definibile
ragionevolmente come una relazione d’amicizia o come una piacevole “avventura”.
In una relazione di coppia non è essenziale la convivenza (peraltro comoda) o
la disponibilità ad avere figli (comunque facilmente comprensibile). Trovo
quasi scontato che un’intensa relazione sia esclusiva e quindi renda la
“infedeltà” inconcepibile più che “da evitare”, ma penso pure che in situazioni
molto particolari siano possibili delle “complicazioni”. Credo che in una
relazione abbiano un certo peso le affinità, ma so bene che una forte intimità
è compatibile con modi molto diversi di strutturare il tempo e con convinzioni
diverse anche su questioni importanti. Credo, in altre parole, che non ci siano
ragioni per delineare un modello “ideale” di relazione di coppia, perché la
vita delle persone è complessa ed è reale, non “ideale”. Ciò che non può
ragionevolmente rientrare in una
relazione di coppia è solo la tendenza ad ostacolare il piacere sessuale e
l’intimità.
Nella
relazione di coppia, l’intimità sessuale e affettiva crea una comune forte
intenzione di procedere nella vita assieme e ciò facilita una visione
“privilegiata” del “mondo” del/della partner e quindi un certo tipo di
“trascendenza” dal proprio “mondo”. In tale avventura, i progetti esistenziali
vengono in qualche modo ad affiancarsi armoniosamente, dando vita ad un
progetto esistenziale condiviso. Il/la partner e la relazione con tale persona
diventano quindi parte essenziale del
progetto esistenziale personale.
Tale “avvicinamento” è un fatto e non un dovere, nel senso che si verifica
inevitabilmente se si realizza una
reale intimità. Purtroppo, le difese psicologiche sono centrate su timori e
illusioni che contrastano la ricerca del piacere e dell’intimità.
I
vari atteggiamenti difensivi (inconsci), disturbano o distruggono le relazioni
di coppia limitando la compassione e la passione. Prese dalla loro paura di
sentire “troppo” coinvolgimento, di ritrovare vissuti antichi dolorosi in un
rapporto “troppo” intimo, o di rischiare rifiuti, le persone limitano la
consapevolezza di ciò che sentono, tengono ad una certa distanza il/la partner
o attuano rifiuti gratuiti prima di poter subire rifiuti. Quando una persona ha
un progetto di vita che non include il/la partner come elemento essenziale, la relazione di coppia è sabotata almeno da quella persona. Sottolineo che
il sabotaggio è dovuto almeno ad una
persona perché molto spesso entrambe le persone hanno progetti di vita nei
quali la relazione è marginale e in cui il/la partner è semplicemente un
oggetto con un ruolo ben definito in un progetto che non è quello
dichiaratamente condiviso. E’ chiaro, ad esempio, che quando una persona sente
il “bisogno” di avere figli per “realizzarsi”, ha un progetto di vita molto
diverso da chi desidera intensamente condividere con quel/quella partner molte esperienze ed anche l’esperienza di veder crescere dei figli. Nel primo caso non
c’è alcun progetto di coppia perché l’altra persona costituisce solo un mezzo
per realizzare una fantasia privata (e poco ragionevole). Sono moltissime le
aspirazioni private che disturbano o devastano la relazione di coppia: il
bisogno di “affermarsi”, di sentirsi “autonomi”, di sentirsi vittime, di
trasformare i propri desideri in diritti e così via. In questi casi le persone
cercano non tanto di avere il potere di “farsi amare”, ma di avere il potere di
sedurre e utilizzare il/la partner per attuare private strategie difensive.
La
facilità con cui le persone dichiarano di “amare” il/la partner (almeno nella
fase iniziale del rapporto) è sconcertante, ma normalmente tale dichiarazione
non ha nulla a che fare con la benevolenza per il/la partner (cioè il volere il
suo bene). Tuttavia, non è così facile distinguere le persone “sincere” da quelle
“manipolative”: a livelli decisamente bassi, cioè pratici (come ad esempio il
classico “matrimonio di interesse”), la distinzione è semplice, ma ad altri
livelli le cose si complicano. Infatti le più gravi (e convincenti)
manipolazioni dei rapporti non sono attuate consapevolmente eseguendo freddi
calcoli: il/la giovane che con il cuore che batte giura eterno amore, in genere
è sincero/a perché crede davvero di provare sentimenti fortissimi e crede
davvero che i sentimenti che prova siano realisticamente riconducibili al
concetto di amore, anche se riflettono una semplice infatuazione o il sogno di
conquistare qualche tipo di “sicurezza” che solo i bambini possono provare con
i genitori. Poi, quando nella reale esperienza della convivenza, le diversità affiorano
e risulta più “tangibile” che la persona “amata” è una persona reale e non un
oggetto “nutriente”, il desiderio di intimità svanisce e viene rimpiazzato dal
bisogno di manifestare accuse, pretese, ricatti, vendette. In questi casi,
quindi, l’amore è davvero debole o assente e lo era anche all’inizio del
rapporto. Ciò che però voglio sottolineare è la sincerità (soggettiva) delle
dichiarazioni d’amore oggettivamente false: le persone in genere sono talmente
prese dalla loro fame che credono davvero che l’amore sia una fame
particolarmente intensa. Le persone, proprio per la loro “fame antica”, non
immaginano nemmeno che l’intimità adulta possa avere a che fare con il piacere
di costruire armonia e non con il
piacere di essere “rassicurati” o liberati dalla solitudine.
In
ultima analisi, i progetti individuali che disturbano le relazioni di coppia
sono difensivi e quindi inconsci e “antichi”. I progetti difensivi sono molto
articolati e complessi e travolgono le relazioni di coppia, creando sofferenze
“inutili” nelle persone “amate”. Queste, a loro volta, per i propri progetti
difensivi, non hanno alcuna voglia di accettare di essersi illuse e di trovarsi “impantanate” (per una propria responsabilità) in una vita che
non corrisponde a quella sognata, magari dopo aver preso impegni economici che
da single non avrebbero preso e dopo aver messo al mondo dei figli che da
single non avrebbero voluto. Non essendo disponibili ad accettare questo
dolore reale ed attuale (e nemmeno quello antico mai accettato), facilmente
aggiungono alle difese del/della partner “deludente” le proprie difese
giustificate da una lettura distorta, vittimistica o moralistica dell’intera
situazione o distorta da un (irreale) bisogno di “liberarsi” dalla situazione.
Purtroppo, i bambini si difendono psicologicamente usando le loro modeste
risorse e creando agli altri piccole sofferenze, mentre i bambini già cresciuti
usano armi micidiali (la seduzione sessuale, le parole d’amore, le promesse, le
vendette tangibili e anche violente) e producono effetti devastanti.
La
cosa bizzarra è che certi studiosi un po’ ossessivi riescono a calcolare quanto
incidano sul bilancio dello Stato piccoli eventi come i tumori ai polmoni
causati dalle sigarette o gli incidenti stradali o il consumo di droghe più o
meno “pesanti”, mentre non hanno la più pallida idea di quanto possa incidere
sul bilancio dello Stato quella “guerra” generata dai rapporti di
coppia basati su illusioni di potere. Tra l’altro non pensano agli effetti a
cascata, in tutti gli ambiti della società, di tale disastro. La sofferenza
creata dallo stravolgimento della sessualità nelle relazioni di coppia
danneggia sia gli adulti coinvolti (che reagiscono con difese distruttive), sia
i figli (costretti ad attivare difese distruttive nuove di zecca). Ovviamente,
i danni maggiori non riguardano i bilanci degli Stati o la salute dei
cittadini, ma la qualità della vita di tutti gli esseri umani e le modalità con
cui viene organizzata l’intera convivenza sociale sul pianeta.
Un
filo prezioso e delicatissimo collega il dialogo interno, il desiderio
sessuale, l’intimità, l’amicizia, la partecipazione alla vita sociale e tale
filo, se non viene spezzato, è “colorato” dalla consapevolezza e
dall’accettazione del dolore che accompagna sempre l’esistenza umana e dalla
gioia e dalla felicità che le persone possono sperimentare se (e solo se) si
permettono di sentire tutto. Senza condizioni. E senza illusioni di potere.