sabato 21 luglio 2018

Conclusioni







In questo lavoro sulle ragioni dell’irrazionalità ho dovuto trattare questioni molto diverse perché l’irrazionalità si manifesta nel dialogo interno, nelle relazioni interpersonali, nella cultura e nell’organizzazione sociale. Il filo conduttore che collega i temi presi in considerazione è costituito dalla distinzione tra ciò che le persone fanno per esprimere le loro potenzialità e ciò che fanno per dissociarsi dal dolore che attraversa la loro vita. Tenendomi ben ancorato a tale distinzione da un lato ho potuto esaminare varie questioni senza affermare alcuna concezione speculativa e da un altro lato ho potuto analizzare le illusioni che caratterizzano le più comuni concezioni della realtà, del comportamento umano e della convivenza sociale. Facendo tesoro della filosofia della scienza e assemblando alcune idee preziose sbocciate nell’ambito confuso della psicoterapia, ho mostrato che abbiamo già a nostra disposizione gli strumenti concettuali necessari per capire perché le persone normalmente agiscono in modi irrazionali. Non utilizziamo tali strumenti solo perché sono scomodi: per spiegare l’irrazionalità dobbiamo capire le difese psicologiche dal dolore e dobbiamo, quindi, confrontarci con il dolore.
Anche se il dolore è ineliminabile nell’esistenza umana, le nostre capacità lo rendono tollerabile e ci consentono l’esperienza della felicità di esistere. La precarietà dell’esistenza umana non è un problema, ma un fatto. Un fatto che, nella sua tragicità, rende ancora più forte il nostro bisogno di intimità, di amicizia e di collaborazione, perché ci rende fratelli nell’impresa di costruire storie personali soddisfacenti in una grande storia condivisa. Purtroppo, gli esseri umani sono determinati a non riconoscere e a non elaborare il dolore che attraversa la loro vita reale perché nell’infanzia, non potendo contare sull’accettazione incondizionata dei genitori, iniziano ad evitare il contatto con il dolore e negli anni successivi si dedicano, quindi, a vivere “poco”.
Il dolore caratterizza l’esistenza umana. La tendenza a non pensarci, la ricerca di una “realizzazione personale”, l’attaccamento a stati d’animo ansiosi o rabbiosi e le aspirazioni al “benessere psicologico” non cambiano questo fatto. Abbiamo bisogno di accettare questo fatto perché siamo capaci di elaborare il dolore e perché così possiamo risparmiarci tutto il dolore inutile che normalmente creiamo per “scordare” il dolore inevitabile. Se rinunciamo alle illusioni costruite nell’infanzia possiamo vivere umanamente l’avventura della nostra vita.